I primi anni

Giuseppe Sacheri nacque l’otto del mese di Dicembre 1863, a Genova, nel distretto della Parrocchia di S. Teodoro. Gli furono imposti i nomi di Giuseppe Cesare Alessandro, come risulta dalla registrazione sul libro degli atti di nascita e di battesimo della medesima Parrocchia. L’anagrafe dello stato civile venne istituito solo nel 1866, e pertanto le uniche notizie riscontrabili relative alla nascita sono quelle rilevabili dai registri parrocchiali. L’indirizzo esatto dove il Sacheri è nato non risulta dagli atti. Si presume, con buone probabilità, che la nascita sia avvenuta nello stabile al n. 79 della Salita Angeli, ubicato nella parte alta dello stesso quartiere.

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E’una delle tante strette salite dette “creuze”, tanto frequenti a Genova, che collegano la città bassa con la città alta. Lo stabile è quasi al culmine della “creuza”, possiede un piccolo giardinetto dal lato del mare, e di qui si può ammirare una stupenda vista del porto. Possiamo immaginare il panorama di allora, privo degli attuali sottostanti moderni condomini e del frastuono del traffico del giorno d’oggi. Il porto era delimitato ad est dal Molo Vecchio con i grandi magazzini del cotone, ed a ovest da una breve diga. Attraccati vi erano una grande quantità di velieri e di chiatte, ma già si notavano in gran numero i nuovi bastimenti a vapore. Il solo rumore che arrivava fin lassù era il suono delle sirene delle navi che entravano ed uscivano dal porto. Credo che queste sensazioni, nei primi anni di vita, abbiano influenzato in notevole parte il piccolo Giuseppe, nella formazione poetica del futuro pittore.

genova

Le origini di Giuseppe Sacheri sono decisamente liguri. Il padre Cesare Saccheri (così risulta il cognome del padre, con doppia “c”, in tutti gli atti parrocchiali rintracciati e a lui riferiti) era nativo di Diano Castello (1821), in provincia di Imperia. Studiò a Torino e in quella città si laureò in farmacia, ma non esercitò mai la professione. Entrò invece nell’Amministrazione Statale prima alle dipendenze dello Stato Sabaudo e quindi di quello italiano, in qualità di funzionario doganale.
cesare
Tale professione lo portò in seguito a frequenti trasferimenti in diverse città di mare. Lo troviamo a Genova nel 1857, a 36 anni, successivamente in due diverse abitazioni, entrambe nella zona di Principe. Alcuni anni più tardi conobbe Luigia Cevasco, figlia del Marchese Giuseppe Cevasco e di Giovanna Curlo, e l’anno successivo 1863, all’età di 42 anni, la condusse all’altare il 7 Febbraio. Il matrimonio fu celebrato a Genova, nella Parrocchia dei Santi Andrea ed Ambrogio, l’attuale Chiesa del Gesù in piazza Matteotti.

La madre del futuro pittore Giuseppe Sacheri, Luigia Cevasco, era la quarta di cinque figli (Luigia, Maria, casalinga; Alessandro, medico; Francesco, capitano marittimo; Matteo, avvocato). Dal censimento del 1856 risultava residente con tutta la famiglia nell’abitazione di proprietà del padre al n. 14, piano 6º di via Notari, nel sestiere del Molo, parrocchia di S. Ambrogio, a pochi passi da piazza del Gesù.

Dopo il matrimonio i coniugi si stabilirono in una villetta di proprietà dei Marchesi Cevasco, in salita Angeli n. 79, sulle colline prospicienti il lato ovest del porto di Genova e la Lanterna.

Giuseppe Sacheri trascorse i primi anni a Genova, frequentando le scuole elementari, dopo di che venne iscritto, appunto al Collegio Nazionale, mentre il padre, Funzionario di Dogana, veniva trasferito in diverse città di mare: Ortona a mare, Sanremo, ed altre.

“Mi accennò di aver studiato a Genova (ove nacque), nel Collegio Nazionale, dietro l’Annunziata. Poi andò a Torino, all’Albertina, credendovi di trovare il Fontanesi, ma questi venne a mancare proprio in quei tempi.” (intervista Chiavari 1916)

Nel 1878, seguì la famiglia a Ravenna, dove il padre svolse la sua attività per alcuni anni presso quel porto. In quella città Giuseppe Sacheri cominciò a sentire la vocazione per la pittura della quale non si hanno molte notizie, che non sia una dichiarata estasi adolescenziale al cospetto della solenne pineta di Ravenna. Mentre ha lasciato diretta testimonianza del suo confessato ostracismo per la vita di collegio che gli fu riservata appena fanciullo.

“ Quando si è anziani ritornano alla memoria fatti e cose della fanciullezza presi da un senso di nostalgia e da un certo umorismo. Talvolta rammento una mia stramba biricchinata di quando ero bambino nel collegio nazionale di Genova. Una sera eravamo nel dormitorio, spogliati ci buttammo sotto le coperte, e venne abbassata la luce del gas. Attesi che i miei compagni, una trentina (vi erano 12 compagnie di 30 allievi), fossero addormentati – i letti erano distanti 50 cent. l’uno dall’altro – mi alzai in piedi e feci una rapida corsa su tutti i letti degli amici, rifugiandomi poi nel mio lettino facendo finta di dormire. Che putiferio! Grida di spavento, urli indiavolati. L’istitutore che dormiva in un angolo della camerata riparato da una tenda, venne fuori per rendersi ragione dell’improvviso scompiglio e vedendo me solo dormire (merlo) comprese essere io la causa del trambusto e mi promise il dovuto castigo per il giorno imminente. Promessa che mantenne fedelmente facendomi chiudere in uno stanzino riducendo il mio vitto a pane e minestra.” (da Racconti.doc)

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Sospesa dunque la scuola, il padre lo affidò come allievo al pittore Moradei, fiorentino (1840-1901), docente all’Accademia di Belle Arti di quella città. Studiò con lui pittura fino al 1880. In quegli anni Sacheri posò per un ritratto eseguito dal Moradei, che tuttora è conservato a Pianfei, nel vecchio edificio che lo ospitò dal 1927 fino alla sua morte. Sotto la guida del Moradei eseguì un primo dipinto intitolato “Pineta”, del quale se ne sono perse le tracce.